A Teramo il processo per il femminicidio di Michaela Roua, la mamma di Nereto
TERAMO – “Mi sono sentito come uno schiavo, mi osservava con uno sguardo umiliante e quando mi ha anche detto che sarebbe diventata proprietaria della ditta dove lavorava non ci ho visto più: dentro di me è stato come se si fosse spenta la luce”.
Ripercorre quei tragici momenti del 9 ottobre 2019, Cristian Daravoinea, il camionista romeno accusato del femminicidio a coltellate della moglie 32enne, Michaela Roua, nella cucina della loro abitazione di Nereto. Oggi ha parlato davanti ai giudici della Corte d’Assise di Teramo – presieduta da Domenico Canosa – che lo stanno processando per omicidio volontario.
Ha ribadito di aver ancora in mente di togliersi la vita, come tentò di fare tre volte quel sera, prima infliggendosi nove lievi colpi di coltello, poi lasciandosi annegare in mare, ma in tutti i casi facendo prevalere lo spirito di sopravvivenza. L’imputato ha raccontato delle liti in famiglia, dell’intenzione di entrambi di separarsi, delle discussioni legate alla vendita della casa, del sospetto di una relazione tra la moglie e il suo datore di lavoro e perfino di una relazione omosessuale con un’amica.
Una ricostruzione del delitto che Daravoinea ha fatto non senza commozione, soprattutto quando è stato chiamato a raccontare del rapporto con la bambina di sei anni nata dal matrimonio con la connazionale operaia. L’esame in aula dell’omicida, dinanzi ai giudici togati e della giuria popolare, non ha aggiunto sostanzialmente molto di più alle confessioni che il camionista romeno, da anni trapiantato in Italia, aveva già reso dinanzi al pubblico ministero Davide Rosati la notte del delitto – quando fu ritrovato a Tortoreto, chiuso dentro l’abitacolo della sua macchina, zuppo di acqua dopo essersi immerso in mare – e successivamente anche alla presenza del gip nell’udienza di convalida.
L’istruttoria dibattimentale si è chiusa con la Corte che ha accolto la richiesta di perizia psichiatrica, alla quale Daravoinea sarà sottoposto nelle prossime settimane. Tra qualche mese si tornerà in aula per discussione e sentenza.
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